Presentata la quarta edizione dell’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS

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In Italia le aziende Controvento sono 5.198. Generano l’8,9% dei ricavi complessivi della manifattura e il 14% del valore aggiunto

380 le imprese “star” presenti in tutte e quattro le edizioni


Bologna, 15 dicembre 2022 – È stata presentata oggi in diretta streaming la quarta edizione dell’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS. L’Italia continua a presentare un sistema manifatturiero a due velocità con un gruppo di imprese che, pur rappresentando una minoranza, è in grado di trainare lo sviluppo e l’economia italiana riuscendo ad ottenere performance straordinarie nell’anno in cui il Paese ha riacquistato una ritrovata normalità.

Dall’analisi aggregata sui bilanci 2021 di un campione di 73.000 aziende italiane emerge come solo il 7,1% del totale delle imprese riesca a garantire parametri di competitività (nella precedente rilevazione erano il 6,5%) se si considerano parametri come la crescita dei ricavi, la marginalità industriale e creazione di valore aggiunto. Le 5.198 aziende che navigano controvento generano l’8,9% dei ricavi, il 21% dell’EBITDA e il 14% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana.

La finalità dell’Osservatorio “Controvento” non è quella di stilare una classifica di quali siano le imprese più performanti. Il suo obiettivo è quello di analizzare e interpretare l’evoluzione del sistema manifatturiero italiano determinando quanto e in che modo alcuni fattori strutturali – come la localizzazione geografica, la dimensione d’impresa, l’appartenenza a determinati settori – garantiscono alle imprese una maggiore capacità competitiva.

I risultati dello studio

UNA SUPERIORE CAPACITÀ COMPETITIVA

Le imprese che navigano “Controvento” continuano a mostrare una superiore capacità competitiva rispetto alla componente “Non Controvento” della manifattura. Tuttavia, in un contesto di generalizzata ripresa nell’anno del rimbalzo economico post-pandemia (crescita del PIL nel 2021 pari al +6,7%) si accorcia la distanza di performance tra il gruppo di imprese Controvento e il resto. Considerando i ricavi tra il 2016 e il 2021, quelli delle 5.198 imprese Controvento sono cresciuti del 74%, mentre il resto delle imprese è cresciuto del 23%.

LE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DELLE IMPRESE CONTROVENTO

La continuità dell’analisi – arrivata al suo quarto anno – permette di individuare alcune caratteristiche peculiari che contraddistinguono il gruppo di imprese Controvento tenuto conto di come queste vengano selezionate senza l’applicazione di alcun criterio localizzativo o dimensionale.

Dall’indagine emerge come l’incidenza del gruppo di imprese Controvento sul totale della manifattura rimane la stessa oscillando tra il 6-7% del totale delle imprese italiane. A rimanere pressoché identiche sono anche la distribuzione e la rilevanza delle classi dimensionali (micro, piccole, medie e grandi imprese) all’interno del gruppo. In ultimo a risultare costante tra le imprese Controvento è anche il grado di concentrazione: il 10% delle imprese più grandi genera il 68-69% dei ricavi complessivi.

LE TENDENZE DELLE IMPRESE CONTROVENTO

Frena la tendenza all’irrobustimento dimensionale. L’indagine evidenzia come la dimensione media delle imprese Controvento subisca una frenata dopo la progressiva crescita osservata nelle edizioni precedenti. Di conseguenza i ricavi medi passano da 15 a 14,9 milioni di euro, mentre gli occupati da 45,7 a 37,8.

Dopo il crollo 2020 si normalizza la capacità di traino delle imprese Controvento. Con il rimbalzo dei fatturati, che ha coinvolto il tessuto industriale del Paese nel 2021, si riduce – pur rimanendo su livelli notevoli – l’effetto traino della componente Controvento. Nel 2021 i ricavi complessivi delle aziende che navigano Controvento valgono l’8,9% (10% nel 2020), il 21,4% dell’EBITDA (il 27,6% nel 2020), il 14% del Valore Aggiunto (il 16,1% nel 2020).

L’indagine evidenzia un ritorno della concentrazione di competitività nelle regioni con una maggiore tradizione manifatturiera. Le 5 regioni in cui si concentra gran parte dell’industria italiana – vale a dire Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana) guadagnano terreno all’interno del gruppo raggruppando il 72,5% delle imprese e l’84,4% dei ricavi.

I TERRITORI PIÙ COMPETITIVI E CLASSE DIMENSIONALE

Il Nord-Est (in particolare Veneto ed Emilia-Romagna) continua a confermarsi come la macro-area in grado di ospitare proporzionalmente un maggior numero di imprese e ricavi Controvento. Una competitività che si allarga anche ad altri territori in particolare le regioni localizzate lungo la dorsale adriatica (Marche e Puglia) e nel Mezzogiorno (Basilicata), grazie a specifiche specializzazioni produttive. A livello settoriale si possono individuare alcuni comparti che hanno visto accelerare la propria rilevanza tra le imprese Controvento. Si tratta del packaging, dell’alimentare e delle bevande. L’appartenenza settoriale non è l’unica condizione per garantire maggiori possibilità competitive. Considerando la classe dimensionale si nota come in alcuni settori questa possa costituire un ulteriore fattore di spinta, è il caso del packaging e della produzione di autoveicoli. Nella farmaceutica e nella cosmetica la rilevanza delle grandi imprese tende a giocare un ruolo progressivamente meno rilevante.

GRUPPO CONTROVENTO: IMPRESE DEBUTTANTI, VETERANE E SUPER-VETERANE

Le imprese che formano il gruppo Controvento nell’ultima rilevazione sono formate per il 50% da “Debuttanti”, per il 28% da “Veterane”, e per il 22% da “Super-Veterane”. Sono 380 le imprese “STAR” presenti in tutte e quattro le edizioni. Si tratta di aziende più strutturate dimensionalmente con ricavi medi pari a 35 milioni di euro e che crescono con tasso medio annuo del 15% e un EBITDA Margin del 28%. Considerando lo zoccolo duro delle imprese “Super-Veterane” si nota come il 38,5% di esse si trovi in Emilia-Romagna, il 27,5% in Lombardia, e il 22% in Toscana.

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