Il 55% delle famiglie bolognesi ritiene di percepire un reddito non adeguato alle proprie necessità

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Tra le categorie più fragili: giovani, famiglie numerose con figli piccoli e famiglie che si prendono cura di persone non autosufficienti

Con un differenziale di quasi 6.000 euro di reddito medio dichiarato rispetto ai contribuenti uomini, le donne ricorrono maggiormente alle forme di supporto

Tra le 107.296 pratiche gestite dai patronati Acli Bologna negli ultimi 4 anni oltre la metà riguarda richieste di sostegno economico

Bologna metropolitana rappresenta un benchmark nazionale per capacità di offerta e spesa in servizi sociali


Bologna, 6 marzo 2023 – L’aumento del costo della vita negli ultimi mesi e l’impennata delle bollette energetiche stanno mettendo a dura prova le finanze delle famiglie bolognesi, ma la realtà di Bologna metropolitana rappresenta un riferimento a livello nazionale per capacità di offerta e spesa in servizi sociali, che raccolgono l’apprezzamento dei residenti.È quanto emerge dall’indagine di Nomisma realizzata per conto delle Acli provinciali di Bologna e presentata durante l’evento “Famiglie e Welfare: quali sostenibilità nell’area metropolitana di Bologna”, che ha visto la partecipazione tra gli altri del Presidente della CEI Cardinale Matteo Maria Zuppi e di Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna.

Obiettivo dell’indagine è stato quello di indagare le fragilità economiche e sociali delle famiglie bolognesi, oltre che le tipologie familiari più colpite e analizzare gli strumenti di welfare cui queste fanno maggiormente ricorso. 

Dai risultati della ricerca si evidenzia che oltre la metà delle famiglie bolognesi (il 55% del totale, per la precisione) ritiene di percepire un reddito non completamente adeguato a far fronte alle proprie necessità: nel dettaglio, 1 famiglia su 6 giudica il proprio reddito insufficiente e teme che non riuscirebbe ad affrontare nell’immediato futuro problemi economici o di salute. A questo si aggiunge il fatto che quasi 1 famiglia su 3 teme di dover fronteggiare nel 2023 importanti problemi economici.Eppure Bologna è seconda solo a Milano per livello di benessere economico ma presenta altresì un territorio provinciale molto eterogeneo, con aree interne che evidenziano livelli di reddito decisamente più contenuti rispetto ai comuni lungo la via Emilia, Bologna in primis.Considerando i dati positivi che continuano a provenire dal mercato del lavoro, con un tasso di occupazione ai massimi storici e un livello di disoccupazione molto contenuto, negli ultimi mesi il principale motivo dell’inadeguatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie è rappresentato dall’elevato costo della vita, molto più delle difficoltà lavorative”.

Giovani, donne, famiglie numerose con figli piccoli o che si prendono cura di persone non autosufficienti risultano essere le categorie che più di altre manifestano debolezze e bisogni.

Dall’analisi di Nomisma sui dati sulle dichiarazioni dei redditi IRPEF emerge che le difficoltà economiche maggiori riguardano i giovani, in particolare quelli con meno di 35 anni, che percepiscono un reddito nettamente inferiore alla media (quasi 2 giovani su 3 percepiscono meno di 15.000 € all’anno).

Tra questi, un sottogruppo ancor più problematico è rappresentato dai giovani che vivono da soli, i quali hanno problemi di tipo sia economico sia lavorativo, con contratti di lavoro spesso temporanei e sottopagati. Essi necessitano pertanto di supporto economico e stabilità dal punto di vista occupazionale.

Un altro gruppo potenzialmente vulnerabile è rappresentato dalle famiglie numerose, in particolare quelle con figli piccoli, che vivonoin una situazione di precarietà economica e presentano problemi legati alla conciliazione famiglia-lavoro e all’educazione dei figli. Anche in questo caso necessitano di supporto nella gestione familiare ed economica perché potrebbe bastare poco per andare in difficoltà.

Famiglie numerose e persone sole sono anche le tipologie familiari con i livelli più bassi di ISEE, con la differenza che le prime manifestano una propensione maggiore a presentare l’ISEE, poiché probabilmente hanno maggiori forme di supporto di cui poter usufruire.

Si riscontrano problemi di natura economica anche all’interno delle famiglie che si prendono cura di persone non autosufficientie che si trovano spesso ad affrontare problematiche molto eterogenee (di natura psichica, di salute, di tipo lavorativo o familiare). La presenza di disabili all’interno di una famiglia risulta essere motivo di forte fragilità economica, dal momento che è una condizione capace di abbattere il livello medio di ISEE di oltre il 18% rispetto alla media dei dichiaranti. Questa tipologiadi famiglie necessita pertanto di una serie di interventi integrati di supporto, sia di tipo economico sia in termini di servizi di sollievo. Dall’indagine di Nomisma risulta inoltre un punto di attenzione relativamenteall’offerta di servizi sociali dedicati agli anziani, la cui assistenza grava soprattutto sulle spalle delle famiglie.

Vivere in affitto, infine, rappresenta un altro fattore di potenziale fragilità economica:il fatto di non essere proprietari dell’abitazione è infatti spesso fonte di difficoltà economica per le persone.

Considerando le risposte delle famiglie bolognesi che hanno partecipato alla survey di Nomisma, i servizi sociali sono la principale rete di supporto all’infuori della famiglia. La realtà di Bologna metropolitana rappresenta un benchmark nazionale per capacità di offerta e spesa in servizi sociali, oltre che incidenza degli interventi. Sotto questo aspetto, tutta l’Emilia-Romagna è un punto di riferimento registra infatti i più alti livelli di spesa tra le regioni a statuto ordinario. 

L’ampia offerta di servizi sociali della città di Bologna raccoglie l’apprezzamento dei residenti che, come emerge dall’indagine, si sentono maggiormente tutelati rispetto al resto degli italiani. Il modello di erogazione dei servizi sociali è imperniato su servizi e strutture, pertanto l’assistenza domiciliare risulta contenuta e il sostegno alle categorie più fragili non si limita a trasferimenti in denaro. 

“Il progetto Sguardi Familiari – dichiara Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo di Nomisma – mostra un forte riconoscimento delle famiglie bolognesi per il welfare metropolitano, in termini di presenza e azione. C’è un ruolo determinante dei soggetti sociali che favoriscono l’accesso al welfare, benchmark a livello nazionale, e la necessità di una sempre più forte regia istituzionale. Nei prossimi mesi i rischi sociali saranno maggiormente concentrati sulle famiglie giovani, sole, non autosufficienti e cosiddette sandwich”.

Tuttavia, emergono degli squilibri infra-territoriali sia in termini di servizi offerti che di trend di spesa: nello specifico, le aree interne erogano meno servizi rispetto all’area metropolitana e alcuni Comuni hanno addirittura diminuito la spesa sociale. 

Anche i patronati gestiti da Acli Bologna, che negli ultimi 4 anni hanno gestito 107.296 pratiche, forniscono dati interessanti. Nello specifico, oltre la metà delle pratiche riguarda richieste di sostegno economico (invalidità, assegni familiari, tutela alla disoccupazione) e tra i servizi più richiesti ci sono quelli riguardanti lavoro domestico, consulenza alle persone immigrate e ai lavoratori. In particolare, gli stranieri evidenziano un’elevata propensione a rivolgersi ai patronati (circa 1 pratica su 3), soprattutto per assegni familiari e indennità di disoccupazione, oltre che per consulenza su congedi di maternità e paternità. 

Nel complesso sono le donne a manifestare una maggiore propensione a fare richiesta di supporto su tutte le tipologie di pratiche, eccetto per quelle relative all’orientamento al lavoro, dove prevale la presenza maschile. Il maggiore ricorso della componente femminile alle forme di supporto è un’ulteriore conferma delle disparità di genere, testimoniate da un differenziale di quasi 6.000 euro di reddito medio dichiarato dai contribuenti uomini rispetto alle contribuenti donne. 

“Gli enti di Patronato sono un presidio territoriale fondamentale, nel momento in cui, ancora, la burocrazia rende difficile all’utenza esigere i propri diritti di welfare” osserva Filippo Diaco, Presidente del Patronato Acli di Bologna. “Osserviamo anche come la forbice del divario economico e di genere sia molto ampia e la lotta alle disuguaglianze resta una priorità non solo della nostra Associazione, ma deve esserlo anche del Governo. Le famiglie numerose, quelle in cui è presente un bambino nella fascia d’età 0-3, un disabile o un anziano da assistere sono tuttora fortemente penalizzate, come, da tempo, le Acli denunciano: sull’aiuto ad esse vanno concentrati maggiori sforzi economici da parte del Governo”. Fa eco Chiara Pazzaglia, Presidente delle Acli, che invita il Comune, per sua competenza, “a trovare forme di aiuto nei confronti dei caregivers e dei famigliari che assistono: questa è la vera emergenza del nostro tempo e del nostro territorio, in cui l’età media è sempre più alta. Non aiutare gli anziani significa penalizzare anche i più giovani, che si trovano ad assisterli” conclude. 

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