La richiesta di payback sui dispositivi medici potrebbe mettere a rischio 1.400 aziende che occupano 190.000 addetti

Press Area

Area Stampa di Nomisma

Questa è la sezione del sito dedicata all’attività di comunicazione istituzionale di Nomisma: vi trovi i comunicati stampa diffusi dal nostro Ufficio Stampa.

Per informazioni:
Edoardo Caprino 339 5933457
Giulia Fabbri 345 6156164
ufficiostampa@nomisma.it

La scadenza prevista per il prossimo mese di giugno potrebbe mettere in difficoltà le aziende prive di liquidità adeguata a coprire le richieste finanziarie derivanti dal payback.

Bologna, 22 Maggio 2023 – Sono oltre 1.400 le aziende e 190.000 i posti di lavoro che potrebbero essere a rischio a seguito della congiuntura non favorevole e della richiesta di Payback per dispositivi medici. 

E’ quanto si apprende dallo Studio Nomisma “L’impatto del payback sulle imprese della filiera dei dispositivi medici”, commissionato da PMI Sanità e da FIFO Sanità Confcommercio. Lo Studio ha interessato 4.000 società della filiera dei dispositivi medici attive in tutta Italia. 

La fisionomia del comparto, che è caratterizzato dalla presenza di molte aziende che ancora non hanno superato le difficoltà dovute alla recente congiuntura negativa, è fortemente mutata da quando la richiesta di ripiano è stata maturata (2015-2018): al 2021, 1 azienda su 8 risulta cessata, in liquidazione o in stato di insolvenza mentre 1 su 3 risulta in stato di sofferenza, a seguito degli effetti della pandemia.

Mettendo insieme le aziende già in una situazione di squilibrio con quelle in difficoltà a seguito del payback, sono quasi 1.400 le imprese coinvolte. Si tratta di imprese che, per altro, hanno già versato imposte per 3,8 miliardi di euro nei quattro anni interessati dalla richiesta di ripiano, ai quali si aggiungerebbe la relativa quota di payback (pari a 704 milioni di euro). 

L’impatto risulterebbe particolarmente gravoso sulle PMI, tipicamente più fragili e meno capitalizzate, che sarebbero chiamate a versare un importo pari a oltre 1/3 dei margini lordi e oltre il 60% degli utili prodotti nell’ultimo esercizio. 

Gli effetti del provvedimento risulterebbero ancor più pesanti se si considera che le aziende di settore che presentano perdite di esercizio sarebbero escluse dalle gare di appalto della Pubblica Amministrazione perché prive di un criterio di solidità generalmente richiesto, cosa che accentuerebbe ulteriormente la situazione di fragilità economica e finanziaria, impattando sulla tenuta dell’intero comparto. 

Dalle cifre sollecitate per il ripiano emerge una difficile sostenibilità dello stesso che impone un onere crescente, non prevedibile e ‘sganciato’ dai risultati economici delle aziende, con possibili riflessi negativi sulla continuità di fornitura del Sistema Sanitario Nazionale. Oltre ai rischi occupazionali e di erosione del gettito, lo studio Nomisma segnala anche che la rete di fornitura si assottiglierebbe riducendo le scelte a disposizione delle stazioni appaltanti, con possibili ripercussioni negative anche sui prezzi di acquisto

Richiedi informazioni

Vuoi ricevere chiarimenti o informazioni dettagliate sulle soluzioni che possiamo proporre a supporto del tuo business? Lascia i tuoi dati in questo form, verrai ricontattato al più presto.


    Aiutaci ad inviarti le comunicazioni di tuo interesse, segnalaci uno o più settori di tuo interesse *

    Resta sempre aggiornato su tutte le iniziative di Nomisma: eventi, iniziative e presentazioni di studi.
    Iscriviti alla newsletter mensile.