L’emergenza accelera l’impegno per la Sostenibilità: gli strumenti per una transizione necessaria

Non siamo ancora in un’economia di guerra, ma dobbiamo prepararci”, ha avvertito recentemente il Presidente del Consiglio Mario Draghi, a poche settimane dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.

Le sanzioni da parte di Stati Uniti e Unione Europea con lo scopo di isolare l’economia russa e bloccare le importazioni ed esportazioni di beni e di denaro stanno visibilmente esponendo il nostro Paese a una “guerra dei prezzi” per approvvigionamenti e forniture, confermando una preoccupazione ormai comune: la fornitura di energia, soprattutto gas. L’Italia dipende infatti dagli idrocarburi russi per circa il 43%. Basti pensare che, ad oggi, per il gas russo paghiamo il 27% in più rispetto a 10 anni fa.

Alla vigilia dei recenti sviluppi, sorge dunque spontanea una riflessione: avremmo potuto essere più lungimiranti, e provare a diversificare le fonti e i fornitori di energia negli ultimi anni, agevolando la transizione verso un’economia più sostenibile, ma questo purtroppo non è successo. 

Siamo andati addirittura nella direzione opposta, riducendo la produzione interna di gas dai 17 miliardi di metri cubi l’anno del 2000 ai circa 7 miliardi di metri cubi del 2020, a fronte di un consumo nazionale rimasto sostanzialmente costante, e compreso tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi.

“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, ha affermato il premier Draghi nel corso dell’informativa alla Camera, rispetto alla possibile emergenza energetica derivante dal conflitto.

É chiaro però che se le principali economie seguiranno la strategia di sostituire il petrolio e il gas russi “a qualunque costo” diventerà concreto il rischio di restare dipendenti a lungo termine dai combustibili fossili e di rendere irraggiungibili gli obiettivi dell’agenda climatica globale. I paesi potrebbero essere così presi dall’esigenza di colmare l’approvvigionamento di combustibili fossili, in nome dell’emergenza, da trascurare o neutralizzare le politiche di transizione verso fonti di energia pulita, assicurando una dipendenza dai combustibili fossili per il futuro non trascurabile e facendoci perdere anni preziosi, rispetto ai pochi già disponibili per intervenire.

L’impegno Nomisma per la transizione ecologica: strumenti al servizio delle aziende

Sulla scia di questo monito, cercando di continuare a guardare oltre l’emergenza e di non vanificare gli sforzi comunitari fatti fino ad oggi, Nomisma e la sua area “Ambiente e Sostenibilità”, continuano ad impegnarsi per supportare imprese e istituzioni nel loro necessario passaggio a un’economia più sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. L’Area, coordinata dal Responsabile Sviluppo Marco Marcatili in partnership con un network di advisors e specialisti, come il consigliere di amministrazione Nomisma Gian Luca Galletti, lo Specialist ambientale Salvatore Giordano, il Senior Advisor Enrico Biscaglia, il sociologo Massimiliano Colombi e lo Specialista ESG Giuseppe Torluccio, nasce nel 2017 con l’obiettivo di sviluppare strumenti e servizi per:

  • rendicontare la sostenibilità delle organizzazioni;
  • definire strategie di investimento ESG (Environmental, Social, Governance) compliance;
  • supportare la transizione dell’imprese verso l’economia circolare;
  • valutare i servizi ecosistemici degli investimenti pubblici e privati.

C’è da riconoscere, certamente, che la pervasività e l’urgenza della domanda di sostenibilità che fino a ieri stava invadendo tutti i settori economici, avevano sì spinto molti operatori a misurarsi con la sostenibilità, ma generato, anche in ambiti come il real estate, un esercito di “misuratori” e di “misurometri” all seasons, trasformatori istantanei di qualsiasi prodotto in prodotto ESG. 

Stiamo stufi dei vostri bla bla bla” è già stato il monito della next generation e alcune lodevoli esperienze proprio nel real estate possono proporci nuove direzioni per modificare questa rotta ad oggi poco chiara e indirizzata:

  1. La prima è passare da una sostenibilità di maniera, rendicontativa, omologante a una sostenibilità trasformativa, progettuale, trasgressiva
  1. La seconda è che la “metrica” ESG più utilizzata sul mercato è molto sbilanciata sulla E (Environment), sempre debole sulla S (Social), spesso fantasiosa sulla G (Governance).
  2. La terza è che la sostenibilità è “una e trina”, non una sommatoria di indicatori, ma una produttoria che considera anche le relazioni tra variabili.

Potremmo dire che l’ESG non è il vaccino, ma un tampone spesso non attendibile. Non è dunque il tempo dell’attesa del miglior tampone ESG, ma delle scelte rivoluzionarie per essere davvero all’altezza delle sfide sociali e ambientali di filiera.

Il Portafoglio “Ambiente e Sostenibilità” di Nomisma

Alla luce di queste nuove consapevolezze, il team di lavoro Nomisma è all’opera per accelerare il processo di potenziamento della sua offerta, in modo da essere sempre più rispondenti alle esigenze dei suoi interlocutori e alle richieste, ancor più stringenti e urgenti, che arrivano dall’Europa. 

Ad oggi, il suo Portafoglio “Ambiente e Sostenibilità”, tra i suoi servizi, vede:

La costruzione del Piano Strategico della Sostenibilità

La pianificazione strategica è un percorso, complesso e articolato, di ristrutturazione e di reindirizzo delle attività aziendali in un’ottica di lungo periodo, finalizzato a perseguire e realizzare la visione di futuro desiderato, trasferito in un’ottica ambientale, in cui l’obiettivo aziendale diventa la costruzione di un modello efficace di implementazione della sostenibilità. 

In particolare, il PIANO DI SOSTENIBILITÀ definisce strategicamente:

  •  la missione aziendale sulla sostenibilità;
  • gli obiettivi quali-quantitativi in termini di indicatori ESG target da raggiungere entro un certo termine;
  • le azioni integrate, i cantieri, le responsabilità finalizzati al raggiungimento delle intenzionalità.

Il processo comprende principalmente 3 fasi:

  • Assessment, con l’analisi dei gap rispetto ai processi e ai dati esistenti;
  • Develpment, con la definizione di un cruscotto di indicatori ESG target e la costruzione delle intenzionalità;
  • Execution, con la mappatura dei futuri Cantieri della Sostenibilità aziendale.

Definiti gli obiettivi, la rendicontazione assume una valenza più interessante nel definire i gap e riorientare gli obiettivi sulla base delle possibilità organizzative e dell’eventuale mutamento del contesto. L’approccio Nomisma in particolare si prefigge di riuscire a transitare tempestivamente da una rendicontazione di maniera, comune nella filiera, a una rendicontazione progettuale, reale e concreta, della sostenibilità.

La costruzione del Bilancio di Sostenibilità

Se il Piano di Sostenibilità definisce strategicamente “a monte” mission, obiettivi e azioni integrate, il Bilancio di sostenibilità rendiconta alla comunità i risultati non finanziari «a valle» raggiunti da un’organizzazione.

In particolare, si tratta di un documento rivolto a tutti gli stakeholder, o portatori di interesse, che comunica gli impegni e i risultati presi nell’ambito della Responsabilità d’Impresa – o Corporate Social Responsibility (CSR). Come sappiamo, ogni giorno le imprese prendono decisioni che hanno un impatto diretto sui loro stakeholder, come le istituzioni finanziarie, le organizzazioni sindacali, la società civile e i cittadini, e sul livello di fiducia che hanno nei loro confronti. Raramente queste decisioni si basano solo su informazioni finanziarie: spesso il fondamento è una valutazione del rischio e delle opportunità, utilizzando le informazioni su un’ampia varietà di questioni immediate e future. Il valore del processo di Reporting di sostenibilità consiste quindi nel garantire che le organizzazioni prendano in considerazione il loro impatto sui temi di sostenibilità e che siano trasparenti sui rischi e sulle opportunità che si trovano ad affrontare.

Le Valutazioni di impatto sociale e ambientale

Le valutazioni di impatto ambientale e sociale consistono in un approccio multidisciplinare, che combina la valutazione degli aspetti economici di un progetto – basati sul rapporto costi / benefici – con le conseguenze ambientali e sociali dell’avviamento del progetto.

Per valutazione di impatto sociale si intende un insieme di pratiche metodologiche di analisi del contesto sociale in occasione di interventi che possano modificare il territorio e la cultura di un posto.

In particolare, la L. 106 del 2016 la definisce come “una valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”.

La valutazione di impatto ambientale (VIA) invece è un procedimento diretto ad accertare la compatibilità ambientale di specifici progetti. Ha lo scopo di individuare, descrivere e valutare, in via preventiva alla realizzazione delle opere, gli effetti sull’ambiente, sulla salute e benessere umano di determinati progetti pubblici o privati, nonché di identificare le misure atte a prevenire, eliminare o rendere minimi gli impatti negativi sull’ambiente, prima che questi si verifichino effettivamente.

La Valutazione dei Servizi Ecosistemici

I servizi ecosistemici, dall’inglese “ecosystem services“, sono, secondo la definizione data dalla Millennium Ecosystem Assessment (MEA, 2005), “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano“. 

Il Millennium Ecosystem Assessment ha calcolato che la perdita di servizi ecosistemici contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, come inondazioni o tempeste tropicali, diminuisce il livello di salute, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e intacca l’eredità culturale. I servizi ecosistemici rappresentano inoltre una porzione notevole del valore economico totale del pianeta. Questi servizi però non sono completamente inclusi nel mercato e non sono nemmeno quantificati adeguatamente, in termini comparabili con i servizi economici e il capitale manifatturiero. Per questo motivo si dà spesso loro un peso ridotto nelle politiche decisionali.

Servizi di ESG Compliance

La crescente rilevanza dei temi di sostenibilità rende necessari strumenti che siano in grado di misurare le performance delle imprese o di strumenti finanziari in termini ESG. L’obiettivo delle attività di verifica di conformità aziendale ai criteri ESG è proprio riuscire a misurare in modo preciso e sulla base di parametri standardizzati e condivisi le performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda.

Le motivazioni sono molteplici, basti pensare che gli stessi operatori finanziari prestano sempre più attenzione ai criteri ESG nell’analisi delle imprese e nelle decisioni legate agli investimenti, anche sulla base dei rating di sostenibilità, nati proprio per sintetizzare il grado di sostenibilità dell’impresa, nelle tre dimensioni ambientali, sociali e di governance già menzionate.

Advisor Business Solution di Nomisma: soluzioni a sostegno delle imprese

Attraverso numerosi e qualificati servizi di advisory, Nomisma aiuta imprese pubbliche e private a decifrare gli scenari socio-economici, individuando la strada migliore verso uno sviluppo sostenibile.
Per maggiori informazioni sui servizi di consulenza di Nomisma è possibile scrivere a sviluppo@nomisma.it

 

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