Sostenibilità: le società automobilistiche hanno un’intensità carbonica paragonabile a quella delle compagnie petrolifere

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  • Da uno studio sperimentale realizzato da Nomisma e Carbon Tracker emerge la necessità di produrre ulteriori sforzi per garantire una rendicontazione accurata da parte delle aziende in linea con le novità normative in ambito ESG

Bologna, 29 gennaio 2024 – Il boom della finanza verde ha acceso un faro sulle aziende di molteplici settori ma gli strumenti a disposizione degli investitori ancora non sono sufficientemente affidabili per consentire valutazioni accurate. A questo riguardo Nomisma e Carbon Tracker hanno indagato i problemi metodologici dei rating ESG partendo da uno studio sperimentale realizzato per misurare l‘intensità carbonica di alcuni dei principali produttori automobilistici a livello globale.

Nello specifico la ricerca ha preso in esame la variazione delle vendite per tipologia di motore tra il 2020 e il 2022 facendo emergere che, per quanto il mix delle vendite sia cambiato, non sembra esserci alcuna ragione tecnologica che giustifichi un aumento delle emissioni durante il ciclo di vita, che per alcuni produttori arriva al 39%.

Piuttosto, Nomisma e Carbon Tracker hanno stimato una diminuzione delle emissioni delle case automobilistiche dovute alla percentuale di veicoli a basse emissioni presenti sul mercato nell’ordine del 10%. Solamente due tra le aziende monitorate hanno dichiarato emissioni superiori di oltre il 12% rispetto alle stime elaborate nello studio.

Al riguardo va segnalato come, nell’arco dei due anni presi in considerazione, le aziende di settore abbiano migliorato le loro rilevazioni, dichiarando in media il 16% di emissioni in più per veicolo (da circa 42 a circa 49 tonnellate di CO2) rispetto al passato.

Dallo studio emerge anche che gli investimenti finanziari nelle società automobilistiche hanno un’intensità carbonica paragonabile – o in qualche caso addirittura superiore – a quella delle compagnie petrolifere.

In ultimo, lo studio ha preso in esame i rating ESG evidenziandone i limiti dal punto di vista qualitativo e metodologico. In primo luogo la correlazione tra i diversi rating rimane bassa e da un punto di vista qualitativo appare poco chiaro cosa misurino effettivamente. Un confronto con i punteggi di allineamento della tassonomia UE, basata sull’impatto, indica infatti che le emissioni sono ancora un fattore molto marginale nei rating ESG e, conseguentemente, non contribuiscono a migliorare in modo significativo alla decarbonizzazione dei portafogli.

In conclusione, i risultati dello studio condotto da Nomisma e Carbon Tracker sottolineano l’urgenza di un approccio ancora più accurato nella valutazione e nella rendicontazione delle emissioni per dare modo anche alle istituzioni finanziarie, banche e fondi, di potersi affidare a dati più solidi per la decarbonizzazione dei loro portafogli.

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