Primo Forum Anb Coop-Nomisma su Cereali e Colture Industriali: un focus sulle colture proteoleaginose

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Nomisma e Anb Coop – associazione di agricoltori con più di 3000 soci sul territorio nazionale che fa parte del gruppo CGBI-Confederazione generale bieticoltori italiani – hanno organizzato il 1° forum cereali e colture industriali con focus sulle colture proteiche e oleaginose.

L’incontro è stato un’occasione per presentare alcuni dati sull’agricoltura italiana nel post-Covid e per riflettere sull’impatto della pandemia che, come ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma “ci lascia in eredità uno scenario complicato e in continua evoluzione dove però si possono individuare alcuni punti fermi. Tra questi una maggior necessità di fare filiera nei comparti agroalimentari sia alla luce della rinnovata rilevanza strategica riconosciuta al settore da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica, sia dallo stesso consumatore che vede nell’italianità e nella sostenibilità delle produzioni i principali valori ricercati al momento degli acquisti alimentari”.

1° Forum Cereali e Colture Industriali Anb Coop-Nomisma

Durante il Forum Cereali e Colture Industriali, che si è tenuto in forma di webinar, sono intervenuti Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, Enrico Gambi in rappresentanza di Anb Coop, Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Enrico Zavaglia, trading manager OilSeed Dept di Cereal Docks e Marcello Veronesi, presidente di Assalzoo.

L’evento è il primo di una serie di incontri rivolti a imprenditori, industriali, esperti di settore e rappresentanti delle istituzioni. L’obiettivo è affrontare il mutevole scenario della domanda-offerta e le dinamiche di un mercato globalizzato e favorire la condivisione di strategie produttive e commerciali tra i principali player. Dopo una panoramica sulle esportazioni del Food & Beverage e sulla situazione dei consumi in Italia durante il lockdown, i relatori si sono poi concentrati sull’analisi dei fondamentali che governano il mercato delle colture proteoleaginose (girasole, soia e colza) nella prospettiva di creare una filiera di coltivatori, allevatori, mangimisti e industriali per migliorare l’efficienza e gli standard qualitativi e quantitativi delle produzioni.

La coltivazione delle protoleaginose in Italia

I dati raccolti e presentati da Nomisma durante il webinar testimoniano che le filiere zootecniche scontano ancora un ridotto grado di autosufficienza di materie prime proteiche; nonostante l’incremento produttivo di soia registrato in Italia nell’ultimo decennio, la domanda del settore zootecnico si è evoluta (più avicoli meno suini) e ha stimolato una crescita produttiva da parte dell’industria mangimistica (+4,0% tra il 2014 e il 2019).

Tra i fattori che hanno incentivato gli agricoltori a investire in proteoleaginose ci sono la PAC, i prezzi remunerativi e il calo delle superfici coltivate a mais (da granella).

Nel periodo 2009-2019 il grado di autoapprovvigionamento della soia è passato dal 20% al 36%: l’Italia si trova saldamente al primo posto della produzione di soia in Europa; lo stesso trend si è registrato per il girasole (dal 43% al 57%), mentre la colza è passata dal 30% al 51%. Tra i fattori che hanno incentivato gli agricoltori a investire in proteoleaginose ci sono la PAC, i prezzi remunerativi e il calo delle superfici coltivate a mais (da granella).

Export del Food & Beverage in calo durante il lockdown

Anche nell’agroalimentare il Covid-19 ha segnato una battuta d’arresto, come confermano i dati che Nomisma ha presentato durante il Forum. Nello scenario dei consumi alimentari domestici emerge un nuovo atteggiamento del consumatore, sempre più orientato a guardare con attenzione all’origine e alla sostenibilità del prodotto, elementi che hanno acquisito maggior rilievo durante il lockdown.

L’export di Food & Beverage ha registrato un calo del 6,4% dell’export dall’Italia verso i paesi Ue nel mese di aprile 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un dato quanto mai preoccupante se si pensa al business annuo dei prodotti lattiero-caseari all’estero nel 2019 – pari a 2,8 miliardi di euro – e quello di prosciutti e insaccati – pari a 1,8 miliardi.

Questi numeri sono ancora più rilevanti se si pensa che l’export di formaggi e salumi è aumentato negli ultimi 10 anni rispettivamente del 122% e 84%. La sostenibilità economica della nostra zootecnia è infatti sempre più legata a esportazioni e nuove opportunità offerte dal mercato globale.

Come ha sottolineato Enrico Gambi, in rappresentanza di Anb Coop, è fondamentale che le filiere produttive garantiscano reddito all’agricoltore. “Opereremo per rafforzare l’interprofessione delle proteoleaginose e per mettere insieme, attorno allo stesso tavolo, coltivatori, allevatori, mangimisti e industriali al fine di migliorare l’efficienza e gli standard quali-quantitativi delle produzioni. Nell’era post-covid si riscopre finalmente l’importanza dell’approvvigionamento di materie prime. La collaborazione con Nomisma ha lo scopo di rendere più profittevole il sistema riequilibrando i rapporti tra gli attori in gioco”.

Cosa guiderà i consumi alimentari degli italiani?

L’indagine svolta da Nomisma tramite l’Osservatorio The World after Lockdownha messo in luce alcuni dati interessanti sui consumi: durante il lockdown, il 22% degli italiani ha comprato più prodotti del Made In Italy, il 20% ha scelto guardando alla sostenibilità del prodotto e il 49% ha fatto un acquisto sulla base dei benefici per la salute. Dalla survey Agrifood Monitor 2019 emerge inoltre che per il 26% dei nostri connazionali è importante che un prodotto alimentare sia totalmente italiano e per il 22% che sia sostenibile. Anche la tipicità e il fatto che un alimento sia più salutare sono elementi importanti ai fini della scelta, ma per percentuali minori di intervistati.

La dipendenza dalle importazioni dell’industria mangimistica

La dipendenza dall’estero per le materie prime vegetali è in crescita nel nostro Paese: questo dato è stato presentato dal presidente di Assalzoo, Marcello Veronesi, che ha sottolineato come oggi produciamo solo il 40% rispetto al fabbisogno complessivo di cereali e semi proto-oleaginosi. Il dato è ancora più allarmante per le sole farine proteiche, di cui la soia rappresenta quella largamente maggioritaria, che pur vedendo l’Italia, il maggior produttore europeo, accusa una dipendenza dall’estero di oltre l’80%. È urgente una politica agricola nazionale che sappia invertire questa tendenza”.

Anche per Enrico Zavaglia, trading manager OilSeed Dept di Cereal Docks, è necessario stimolare la valorizzazione delle nostre produzioni e filiere, anche tenendo conto dell’interesse che il consumatore ha per prodotti ottenuti nel rispetto della sostenibilità ambientale, che arrivano da un sistema alimentare sano, ecocompatibile ed equo. “Tutti gli attori della filiera dovrebbero capire che la nostra agricoltura potrà cavarsela solo se riusciremo a fare veramente squadra, dal campo alla tavola – ha aggiunto Zavaglia. – Paradossalmente il Covid-19 ci ha reso più consapevoli. Ora dobbiamo cogliere questa opportunità per distinguerci nel mare indistinto delle commodities”.

Farm to fork e Biodiversity per rafforzare le filiere

In un contesto di forte dipendenza da importazioni ed esportazioni, emerge quindi la necessità di rivedere le impostazioni della filiera per rafforzarla a beneficio di tutti gli attori coinvolti, non ultimi i consumatori. I mercati agricoli e alimentari saranno fortemente condizionati dalla crisi causata dalla pandemia, con un calo importante previsto tra 2021 e 2022, più o meno consistente a seconda che si consideri lo scenario ottimistico o pessimistico. Il calo della domanda ha influito anche sui prezzi dei prodotti alimentari all’origine, come per il latte crudo, in calo del 27%.

Tuttavia, si aprono anche delle opportunità per l’agricoltura e il commercio di prodotti agroalimentari. È stato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, oltre che membro effettivo delle commissioni Bilanci e Commercio internazionale della stessa Eurocamera, a sottolineare durante l’evento che “la grande partita del New Green Deal, con le due strategie Farm to Fork e Biodiversity, è una grande opportunità per rafforzare le filiere produttive anche nel settore dei cereali e delle colture proteiche. Uno strumento su cui fare leva in chiave ambientale, economica e sociale nell’interesse degli agricoltori e degli operatori lungo la catena del valore, che può concorrere oltre tutto a ridurre la storica dipendenza dall’estero di queste materie prime”.

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